Equi-Lab festeggia: Save The Date!

Il 7 maggio Equi-Lab festeggerà i primi 5 anni di attività e l’inaugurazione della nuova sede presso il Quartiere Maghetti nel centro di Lugano, in Piazza Indipendenza 1. 

Vi ricordiamo che i nostri sportelli telefonici sono aperti dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 12. Si riceve su appuntamento anche in altri orari.

I nostri contatti:
📧 info@equi-lab.ch
📞 091 950 00 88
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E se il Ticino diventasse un giardino di mimose?

Le donne lo sanno: un bouquet sfiorisce presto e altrettanto velocemente perde la sua fragranza; il tempo di una giornata ed è già dimenticato. ​

Care aziende ticinesi, Equi-Lab vi chiede di non regalare solo rametti di mimose alle vostre collaboratrici, ma di trasformarvi in giardinieri che coltivano le pari opportunità!​ L’equità, l’inclusione e l’equità di genere sono valori che riguardano donne e uomini. Ogni luogo di lavoro può sperimentarli come fonte di arricchimento e formidabile motore di innovazione, sostenibilità e sviluppo economico.​

Noi di Equi-Lab sappiamo come aiutarvi a seminare e far germogliare il vostro impegno, con interventi spot, con una pianificazione strategica o l’accompagnamento verso la certificazione. ​

A che se servono i bouquet, se possiamo progettare insieme un giardino di mimose? Sempreverde, vaporoso, capace di alternare colore, profumo, freschezza e riparo, una gioia per chiunque lo ammiri e se ne prenda cura. ​

Più informazioni al link: https://equi-lab.ch/diversita-equita-e-inclusione/​

Nella foto lo splendido esemplare di Acacia Dealbata del Regent’s Park di Londra!

11 MARZO 2023: CI VEDIAMO A BELLINZONA! ​

A cinque anni dal lancio del partenariato nella Piattaforma Vita-Lavoro,  Equi-Lab, AITI  e Pro Familia Svizzera italiana racconteranno la loro esperienza nella sensibilizzazione, nella consulenza e nell’accompagnamento di progetti aziendali per lo sviluppo delle misure di conciliabilità in Ticino. ​

L’evento è ospitato dalla Città di Bellinzona, datore di lavoro che, con la Piattaforma, sta sviluppando diversi percorsi e che  testimonierà come l’azione diretta a migliorare il  benessere del personale abbia riverberi importanti anche su quello del territorio. ​

L’occasione nasce nel quadro dell’esposizione fotografica itinerante “Famiglie – esplorando il passato, immaginando il futuro. 150 anni di sfide e conquiste tra ruoli, lavoro e conciliabilità”, organizzata da Pro Familia Svizzera Italiana nel trentesimo anniversario dell’Anno internazionale della Famiglia. ​

Vi aspettiamo:​

📅Lunedi 11 marzo 2024 ​
🕜 18.00 (o  17.30 per la visita guidata alla mostra)​
📍 Biblioteca Cantonale di Bellinzona ​

L’incontro ha l’obiettivo di ispirare  le  imprese della regione ed è aperto al pubblico. La partecipazione è gratuita, l’iscrizione gradita:

Il bilancio di competenze secondo Equi-Lab

Che cos’è un bilancio delle competenze? In che modo aiuta a fare il punto delle nostre abilità, potenzialità, ambizioni? Qual è il momento giusto per intraprendere questo percorso? ​Abbiamo raccolto alcune testimonianze in questo mini video, girato durante il programma “Bilancio delle Competenze e Progetto Professionale al Femminile”, lanciato dalla Città di Mendrisio  nell’ambito del Piano di Azione delle Pari Opportunità.

Nel settembre 2023, un gruppo di 14 donne, guidato dalla  nostra esperta Monica Garbani,   ha partecipato a cinque incontri ospitati in Filanda (linkare https://lafilanda.ch/ ).  ​ Se state valutando l’idea di affidarvi a mani esperte per un Bilancio delle Competenze e volete saperne di più, scriveteci a info@equi-lab.ch.

Genitorialità! Un percorso di crescita

Come conciliare responsabilità di cura e impegni professionali, in famiglia e sul posto di lavoro? Mantenere il tempo pieno o passare al part-time? Asilo, nido, nonni o baby sitting? E quanto costano le diverse soluzioni di conciliazione famiglia-lavoro?

8HZ e Equi-Lab propongono a genitori e futuri genitori un percorso di approfondimento, articolato in quattro tappe:

  • per conoscere congedi e tutele in materia di maternità/paternità e di conciliazione famiglia, cura e lavoro;
  • esplorare le risorse e i servizi di supporto in azienda e sul territorio;
  • riflettere all’organizzazione e alla suddivisione delle responsabilità di cura in famiglia; agli aspetti assicurativi/fiscali connessi ai diversi modelli di organizzazione familiare e lavorativa;
  • riconoscere e valorizzare anche in ambito professionale le competenze acquisite grazie alla genitorialità.

Quando: 4/11/ 25 novembre e 2 dicembre 2023 dalle 9:30 alle 11:30
Dove: 8Hz Family Coworking
Costo:200fr per persona; 300fr a coppia su prenotazione servizio custodia bimbi 30fr.

Come iscriversi: inviare una mail all’indirizzo info8hz@ottoaccazeta.ch
Dove parcheggiare: parcheggio gratuito nelle vicinanze

Il linguaggio inclusivo

Di tutte le cose che possiamo fare nella nostra vita, comunicare è ancora una delle più sovversive. In base al linguaggio che utilizziamo possiamo evocare immagini, diffondere credenze, trasferire bias, consolidare o decostruire stereotipi. Abbiamo un impatto sulle altre persone influenzandone il pensiero e contribuiamo a modellare la cultura organizzativa in cui ci troviamo. La potenza di questo strumento sta proprio nel fatto che è alla portata di ognuna e ognuno di noi.

Per tutte queste ragioni è di fondamentale importanza avere consapevolezza del linguaggio che utilizziamo e dei significati che stiamo veicolando realmente. Generalmente abbiamo poca abitudine a riflettere sulle parole che usiamo perché, in un’epoca in cui le informazioni che riceviamo sono sempre di più e il tempo a disposizione per processarle sempre meno, semplifichiamo e ci affidiamo agli automatismi. Parliamo e scriviamo utilizzando espressioni sedimentate da tempo nella nostra mente, incappando in stereotipi e pregiudizi molto più spesso di quanto crediamo.

Fortunatamente negli ultimi anni è cresciuta molto l’attenzione sull’importanza del linguaggio e su quanto possa favorire l’inclusione, soprattutto negli ambienti di lavoro. Dall’altra parte, però, si è verificato un inasprimento del dibattito su alcune questioni linguistiche legate soprattutto al genere e all’identità di genere.

Un esempio è l’ilarità e la resistenza che suscita ancora tutt’oggi la declinazione al femminile di alcune professioni e incarichi istituzionali. Si pensi ad esempio a sindaca, ministra, avvocata, ingegnera. O a membra e membre (nell’accezione di “donne appartenenti a una collettività”, corrispondente femminile di membro e membri al maschile) sul cui utilizzo l’Accademia della Crusca, interpellata direttamente da Equi-Lab, si è espressa favorevolmente.

Le argomentazioni a sostegno del rifiuto all’uso delle professioni declinate al femminile sono le più disparate e creative. C’è chi ritiene questi termini cacofonici, chi rivendica che la lingua italiana vada difesa e mantenuta “pura”, chi sostiene che ci sono problemi ben più importanti di cui occuparsi o chi, semplicemente, ha paura del cambiamento.

Declinare al femminile determinate professioni significa renderle visibili, riconoscerne l’autorevolezza e sancire un ruolo paritario tra donne e uomini in quelle determinate funzioni. Per alcune professioni non si utilizzava l’equivalente femminile semplicemente perché, in passato, non c’erano donne che le svolgevano. La lingua è lo specchio della società e se oggi le donne, differentemente rispetto al passato, accedono a determinate posizioni, è corretto e sensato applicare una concordanza grammaticale di genere, accettando che le cose sono cambiate e stanno cambiando.

Si tratta di un cambiamento culturale e linguistico riconosciuto anche nella Guida all’uso inclusivo della lingua italiana nei testi della Confederazione di recente pubblicazione, sebbene si tratti di un riconoscimento parziale. Se da una parte si afferma che sia corretto adottare anche quelle formulazioni femminili che potrebbero essere percepite bizzarre, come muratrice o scotennatrice, dall’altra si indica di utilizzare il termine capo indistintamente per uomini e donne, presupponendo che l’equivalente femminile abbia ancora una connotazione scherzosa. E così, quando ci si riferisce a una donna con responsabilità direttive in seno all’Amministrazione federale si dice “il capo del Dipartimento”, “il capo del Servizio” o “il capo sostituto”.

Un altro retaggio che permane nelle Linee guida dalla Confederazione è l’utilizzo del maschile universale per riferirsi a gruppi che includono entrambi i generi. Questa soluzione continua ad essere utilizzata perché si ritiene che lo sdoppiamento di termini al maschile e al femminile appesantisca i testi e, inoltre, non permetta di includere le persone che non si riconoscono nel binarismo di genere. L’attenzione rivolta alla comunità LGBTQ+ è senz’altro più che apprezzabile, ma l’uso sistematico del maschile sovra esteso non appare essere la soluzione più adatta in quanto, tra le numerose opzioni linguistiche a nostra disposizione, è una delle più discriminatorie.

Sebbene la lingua italiana sia complessa e la formulazione inclusiva possa richiedere degli sforzi, vale la pena provare a trovare delle alternative al maschile universale. La riformulazione sintattica può venire in nostro soccorso, permettendoci di cambiare la prospettiva delle frasi, lasciando definire il soggetto al verbo o utilizzando forme impersonali. Vale la pena anche provare a sbagliare, lasciarsi andare a qualche imperfezione, sperimentare, se questo vuol dire aprirsi all’inclusione. Con le nostre parole possiamo veramente fare la differenza, basta solo iniziare a provarci.

Il bilancio di genere come buona pratica di rendicontazione sociale: l’esperienza GovernaTI-VA

GovernaTI-VA è il  progetto Interreg (iniziativa europea per la coesione e la cooperazione tra regioni), che, tra luglio 2019 e gennaio 2023, ha puntato al rafforzamento della governance transfrontaliera, attraverso lo sviluppo di competenze e modelli di governance.

Oltre al primo target di progetto (i comuni del Varesotto e del Canton Ticino,  115 sul versante svizzero, 139 su quello italiano), le attività hanno coinvolto numerosi stakeholder del territorio in ambito istituzionale, sociale ed economico e lavorato sul rafforzamento del capacity building della pubblica amministrazione e dell’integrazione tra le comunità di lavoro transfrontaliere.

GovernaTI-VA ha così voluto promuovere la conoscenza reciproca tra enti pubblici e privati dei due lati del confine attraverso momenti di confronto, formazione e condivisione  buone pratiche, ma anche di accompagnamento di processi di governance della mobilità e dell’innovazione, nell’ottica di creare le condizioni per rendere sostenibili i risultati prefissati.

Un risultato del  Work Package (WP) 6 del progetto, intitolato “Diffusione e sostenibilità”, è stata la realizzazione della piattaforma informatica FormaTI-VA per l’erogazione di formazione a distanza; pensata per  potenziare e valorizzare le iniziative di governo del territorio, la sua gestione avverrà in partenariato tra Comune di Varese, ANCI Lombardia e la Sezione Enti Locali del Canton Ticino.  

In particolare, il  Cantiere Didattico numero 3 del WP6 si è occupato di processi partecipativi, accountability e strumenti di rendicontazione sociale, allestendo una serie di mini-corsi multimediali utili per l’auto-apprendimento, l’approfondimento di esperienze, il confronto con esperti del settore e lo sviluppo di propri progetti.

In quest’ambito e in  qualità di consulente esterno esperto in Bilancio di Genere, Equi-Lab ha contribuito al  workshop “Parità di genere: strumenti risorse, esperienze”,  con  i due interventi che seguono

Strategie pubblico-privato per sbloccare il potenziale femminile | Marialuisa Parodi

Con il rafforzamento della collaborazione tra stato, società civile, economia e mondo scientifico, il partenariato tra il settore pubblico e il privato – obiettivo ONU 17 – mira a creare sinergie innovative, così da sviluppare misure economicamente e socialmente più efficienti e sostenibili. In che modo questa strategia risulta particolarmente efficace  per l’eliminazione dei gender gap?

Introduzione al bilancio di genere e rassegna delle esperienze locali in Canton Ticino | Vanessa Ghielmetti

Donne e uomini divergono in quanto a condizioni, percorsi e opportunità di vita, di lavoro e di partecipazione ai processi decisionali. Come può un’amministrazione pubblica riuscire a intercettare e soddisfare i bisogni delle cittadine e dei cittadini, ottimizzando le risorse attraverso una risposta differenziata?

Presentazione degli interventi

L’importanza strategica della formazione continua

I profondi cambiamenti in atto nel mondo del lavoro spingono ad acquisire e allenare nuove conoscenze e competenze, non più solo tecniche (hard), ma anche trasversali (soft), così da reagire al meglio alle sfide del mercato e della società in generale.

La formazione continua contribuisce in modo determinante, dunque, all’innovazione e alla crescita delle aziende, oltre che allo sviluppo professionale e personale di chi vi lavora.

Il concetto di formazione continua, inteso unicamente come aggiornamento professionale, è ormai del tutto superato. Pensiamo, ad esempio,  ad alcune delle nuove competenze di  leadership: costruzione di relazioni positive e collaborative, capacità di motivare e far crescere  collaboratori e collaboratrici,  capacità di ascolto. Queste competenze trasversali vengono sviluppate principalmente attraverso formazioni informali, scambio tra pari o con esperienze in attività e progetti extra professionali. Una formazione sulla gestione della vita familiare permette, ad esempio, di acquisire e sviluppare competenze organizzative, di negoziazione e di motivazione. 

Lo sviluppo personale è strettamente legato alla formazione continua e al bensessere. Poter sviluppare attività e competenze che suscitano in noi emozioni positive influisce su tutto il nostro contesto sociale, e quindi anche professionale, migliorando le relazioni, la motivazione e la salute in generale.

La formazione continua è un processo di apprendimento costante che garantisce  competitività sul piano professionale, permette di aprirsi a nuove idee, prepararsi al cambiamento, aumentare la propria soddisfazione.

La formazione continua è uno strumento per la realizzazione personale.

Dal 1 gennaio 2023 entra in vigore il primo congedo per adozione federale

Con l’inizio dell’anno entrerà in vigore il primo congedo per adozione federale. Si ricorda che in Ticino un tale congedo è già in vigore dal 2015 e prevede il versamento di un’indennità di 14 settimane (come in caso di maternità). La nuova indennità federale prevede invece il versamento di un’indennità molto più ridotta visto che l’indennità verrà versata solo per due settimane.

Le nuove disposizioni della Legge federale sull’Indennità Perdita di Guadagno (LIPG) e del Codice delle Obbligazioni (introduzione del nuovo articolo art. 329j CO) relative al congedo di adozione prevedono che ogni dipendente che accoglie in adozione un bambino di età inferiore ai 4 anni avrà diritto a due settimane di congedo per adozione, a condizione che siano contemporaneamente soddisfatte le condizioni per ricevere l’indennità di adozione (art. 329j CO).

Infatti, hanno diritto all’indennità di adozione coloro che:

a. accolgono un bambino di età inferiore ai 4 anni in vista di una sua adozione

b. sono stati assicurati obbligatoriamente ai sensi della LAVS nei nove mesi precedenti l’adozione del bambino e hanno esercitato un’attività lucrativa per almeno cinque mesi durante questo periodo e che, alla data dell’adozione del bambino, sono (i) lavoratori dipendenti, (ii) lavoratori autonomi, (iii) o lavorano nell’azienda del coniuge con un salario in contanti.

In caso di adozione congiunta, le condizioni di cui sopra devono essere soddisfatte da entrambi i genitori, a condizione che essi condividano il congedo di adozione e il diritto all’indennità.

Il congedo per adozione può essere fruito a giornate o in settimane e deve essere fruito durante il primo anno dall’accoglienza del bambino.

L’indennità di adozione sarà corrisposta sotto forma di un’indennità giornaliera pari all’80% del reddito medio da lavoro dipendente ottenuto prima dell’inizio del diritto all’indennità, con un tetto massimo di Fr. 196 al giorno (come per le altre indennità IPG).

Inoltre, il congedo di adozione non comporta alcuna riduzione delle vacanze del genitore con un contratto di lavoro quale dipendente.

Il nuovo articolo 329j del Codice delle obbligazioni rafforza quindi la protezione dei genitori e dei familiari curanti, che attualmente comprende il congedo di maternità (da luglio 2005), il congedo di paternità (da gennaio 2021), il congedo di assistenza per parenti (da gennaio 2021) e il congedo per assistere i figli gravemente ammalati (da luglio 2021).

Il caregiving? Una palestra di innovazione e di sostenibilità per le aziende

Prendersi cura di chi cura è importante per diverse ragioni. In primo luogo perché i trend demografici indicano chiaramente che non solo il futuro, ma già il presente delle nostre aziende è familiare curante e caregiver.

Inoltre poco si conosce dell’impegno, della motivazione e delle competenze organizzative, relazionali e emotive che questo immenso esercito silenzioso di collaboratori (in Ticino si stima siano più di 50’000, il 41,4% dei quali lavora a tempo pieno) porta quotidianamente in azienda. Un prezioso capitale di esperienze e competenze che spesso rimane sottotraccia, invisibile e inutilizzato.

Infine, attraverso il riconoscimento dei caregiver e la comprensione della loro realtà di vita e di lavoro, le aziende si aprono all’opportunità di allenare l’innovazione e la sostenibilità, intervenendo più efficacemente sull’organizzazione e la qualità dell’ambiente di lavoro e sulla generazione di nuovi stili di leadership.  Insomma, prendersi cura di chi cura conviene.

L’empowerment della cura

È certo. Prendersi cura di un familiare o di una persona cara consente, a seconda dell’intensità e della durata dell’esperienza, di allenare molte competenze. Capacità di ascolto, gestione del cambiamento, time management, problem solving e spirito di iniziativa, delega, orientamento al risultato, agilità mentale e gestione dello stress e molte altre ancora. Una palestra spesso faticosa, ma, a ben vedere, preziosa non solo per la crescita personale, ma ancor più per quella professionale.

Se riconosciute e integrate nella dimensione professionale, infatti, le competenze acquisite e allenate attraverso il caregiving, possono essere validamente riproposte nello spazio del lavoro. Secondo i dati della recente ricerca di Gallup ‘Trasforming Workplace through recognition’, il 77% delle persone intervistate riconosce di aver migliorato le proprie capacità di leadership in virtù di un’esperienza di cura.

Vi è di più. Il riconoscimento da parte delle imprese dei caregiver e delle loro competenze, così come l’accoglimento delle esigenze di conciliazione, possono trasformarsi in potenti fattori di innovazione organizzativa e di sostenibilità.